Arch. Lucandrea Vetrano
&
la DOUBLE "L" ONE "A"
Salve Dott. Arch. Vetrano mi dica, che cosa è la Double “L”?
La Double “L” è una seria e consolidata Azienda che opera nell’ambito dell’interior e visual design da oltre 12 anni. Nasce come studio di sola progettazione per trasformarsi dopo 2 anni in una realtà capace di offrire ai Clienti un vero e proprio “servizio a 360 gradi”, capace quindi di progettare, realizzare e fornire ad un Cliente esigente e raffinato tutto ciò che occorre per trasformare un Concept, un’idea, un suo sogno, in realtà.
Mi scusi ma cosa significa DOUBLE “L” ONE “A”? non trova che sia un nome difficile?
Quando si apre un’attività un passaggio obbligatorio è la scelta del Nome e di un Logo. Riconosco che un fattore importante sia l’immediatezza e la facilità di un Nome aziendale, soprattutto se rivolto al grande pubblico …. Beh! Io me ne sono fregato!! Ho cercato e scelto un nome che fosse importante per ciò che rappresenta, non per la sua facilità;…. vede,…. sono convinto che se si lavora bene, con professionalità, serietà ed onestà, si è in grado di creare un rapporto di fiducia sia con il cliente che con tutti i propri collaboratori, beh! Se si riesce a fare questo, allora anche un nome difficile può diventare facile da ricordare!
Quindi si è creato una sfida ancor prima di cominciare?
Si! Può darsi …. Ma non la vedo come una vera sfida, piuttosto come un incentivo …. Comunque le sfide sono solo dei problemi a cui trovare risposta … ed ogni problema ha per sua natura una risoluzione intrinseca. Questo lo sa bene qualsiasi imprenditore che ama questo tipo di sfide! Questa sfida come lei la chiama, in realtà non mi ha mai turbato o preoccupato, perché come le ho detto, sono convinto che si risolverà con il corretto procedere in ambito lavorativo e non nego …, anche con un po’ di pubblicità.
Se permette, tornerei al significato del nome aziendale …. Fin dai primi anni di Università noi studenti siamo stati abituati a lavorare in Team per sviluppare idee e progetti che ci venivano richiesti dai Docenti, ciò avveniva specialmente nei corsi di composizione e progettazione. E’ proprio in questi corsi che si creavano i “LABORATORI” nome che in ambito accademico, rappresentava un concetto spazio-temporale, stava cioè ad indicare sia un particolare momento in cui i vari gruppi o team si riunivano; sia il luogo, cioè in apposite sale, fornite di grossi tavoli intorno ai quali si elaboravano le idee e le strategie. In Questi “LABORATORI” non solo si facevano discussioni ma nelle fasi successive si elaboravano le varie idee e proposte e le si concretizzavano su carta come veri e propri progetti.
Mi sembra di capire che erano come una sorta di spazio per gli esperimenti come avviene in altre discipline tipo medicina, chimica?
Esattamente ne più ne meno, si univano e si miscelavano le varie sostanze, nel nostro caso idee e concetti, per creare nuovi elementi, nuovi composti … E’ proprio per questo che il nome che ho voluto dare alla mia Azienda: doppia “L” una “A” va ad indicare: “Laboratorio di LucAndrea Architetto” … come vede le iniziali sono due “L” ed una “A”….!
Quindi nella sua azienda lavorano più persone …? Quante sono ?
Sarebbe meglio dire … : CON la Double “L”! Con La Double “L” lavorano diverse persone ma anche qui c’è un particolarità … Lo spazio che ho voluto creare nell’ufficio della nostra sede è quello che oggi si definirebbe come open-space ovvero uno spazio aperto con quei grossi tavoli, che si trovavano in facoltà, più belli e più ampi, uno spazio da condividere. Per rispondere alla sua domanda direi …: “ un open-space fatto per open-patners”. infatti la Double “L” vuole essere una realtà dinamica collaborando, così, con diversi e vari liberi professionisti quali: Geometri, Designers, Arredatori, Ingegneri, Grafici, Web designers. I quali a seconda dei lavori commissionati all’azienda si ritrovano per condividere non solo un progetto ma spesso anche la sua realizzazione.
Quindi tante competenze diverse?
Assolutamente si! Vede in questo modo anche una realtà piccola …., perché la Double “L” è veramente piccola confronto a molti altri studi di progettazione e contract, può essere competitiva riuscendo anche ad essere spesso più economica. Non solo ma anche il lato creativo ne giova, perché diverse persone che si ritrovano solo in determinate occasioni mantengono un proprio stile, così spesso la fusione di questi stili porta i nostri progetti ad avere un risultato “fresco e dinamico” e meno stereotipato. La piccola dimensione Aziendale, non deve e spesso non risulta un Handicap, …. sa cosa Le dico …. ritengo anzi, sia una forma di pregio, che probabilmente non cambierò mai. Tanto che mi piace definirmi un Architetto-Artigiano, una definizione che trovo perfetta sia per la dimensione sia per una forma di filosofia del modus operandi che voglio mantenere e portare avanti.
Ovvero…?
Noi italiani, e questo lo sentiamo spesso, siamo famosi nel mondo per la nostra manifattura artigianale, ma come spesso avviene con una bella donna che sa di esserlo, ogni complimento sulla sua avvenenza risulta banale e dovuto, così anche noi italiani ci siamo , secondo me, dimenticati di cosa significhi e che cosa rappresenti il titolo: “qualità artigianale” …. Per artigianale non si indica solo la dimensione e quindi la capacità numerico produttiva o solo la quantità percentuale sull’intera opera tra l’intervento umano e quello delle macchine. In realtà questi due fattori ritengo siano solo la conseguenza della vera accezione di “artigianale”.
Con questo cosa intende dire?
Ciò che intendo è che, a mio avviso, il vero significato della parola sta nella accezione letterale del termine “Artigianale”, ovvero eseguito da uno o più artigiani, e quindi da una o più persone che hanno intrapreso prima di tutto un Know-How lungo e faticoso, attraverso un processo di comprensione profonda del mestiere e di conoscenza dei materiali. Attraverso tale esperienza è inevitabile che maturi una serietà professionale, ed una volontà di cura nel dettaglio, in secondo luogo altra tipicità del prodotto artigianale è quella che io definisco la “Creatività del fare”.
Creatività del fare? Di cosa si tratta …?
Vede il produrre artigianalmente implica la stretta fusione tra uomo e materia, con tempi e processi più lenti di quelli della fabbrica … Il semplice fatto di realizzare qualcosa direttamente crea col tempo conoscenza, elemento basico per una originale creatività. Ecco perché spesso sono le aziende medio piccole a trovare soluzioni geniali ed innovative, così l’artigiano possiede una creatività che nasce proprio dalla capacità di declinare ed utilizzare appieno le vere potenzialità dei vari materiali che dovrà comporre per creare l’opera finita, e spesso avviene che durante la fase realizzativa sia proprio l’artigiano a trovare nuove soluzioni ottenendo cosi un prodotto diverso e spesso migliore di quello progettato in partenza. Non dimentichiamo che uno dei personaggi più famosi amava definirsi come imprenditore-meccanico; mi riferisco all’Ing. Enzo Ferrari creatore di non solo meravigliose macchine da sogno ma anche, e forse più importante, di vere e proprie rivoluzioni ed innovazioni motoristiche.
Perché, quindi, si definisce un Architetto-Artigiano?
Prima di tutto perché ritengo che l’architetto debba essere una persona Umile e presuntuosa.
Ma non è un controsenso? Scusi ma come fa una persona ad essere umile e presuntuosa allo stesso tempo?
Non è semplice, lo ammetto, così come ammetto mi diverte creare questi ossimori, le spiego: Bisogna saper esser umili nell’imparare ad ascoltare, osservare, e capire, e questa è una prassi assolutamente richiesta dal giovane apprendista che impara il mestiere dagli Artigiani. Va anche detto però che l’Architetto che per sua natura deve creare dal nulla qualche cosa, sia esso un mobile, un ambiente, o un intero edificio, non può che avere in sé quel pizzico di presunzione per sapere che non solo è in grado di realizzarlo, ma è anche capace di farlo seguendo delle indicazioni spesso confuse, o approssimative del suo committente. Avendo inoltre la certezza di ottenere il risultato voluto dal cliente stesso. Se questa non è presunzione !! Ma se un Architetto non ha, o non coltiva queste due caratteristiche,…. Beh! Meglio che cambi mestiere!
Ma lei come impara? E chi sono i suoi maestri?
E’ proprio qui dove volevo arrivare! Io imparo stando in cantiere, osservando, domandando, NON CI SI DEVE MAI VERGOGNARE DI CHIEDERE!..... MA DI ESSERE DISONESTI! Magari provo anche ad operare direttamente per capire come si fa e come lo si deve fare … d’altro canto mi perdoni ma se io amo una donna, trovo che sia naturale desiderare di toccarla ed accarezzarla, quindi se uno ama il lavoro dell’architetto deve amare ogni componente del suo lavoro, anche la conoscenza dei materiali e la posa di questi, in fase di realizzo. Mi perdoni ma ho spesso visto miei colleghi entrare in cantiere stare cinque, dieci minuti, e poi scappare via …. Per me questo non è fare l’architetto è cercare di essere personaggi senza esserlo! E penso di non dire nulla di così strano, quante volte si sente parlare di noi architetti come di persone che creano senza preoccuparsi di come realizzare ciò che hanno pensato?
Si in effetti spesso! Ma quindi lei lavora in cantiere?
Certo ma non facendo il cartongessista o il muratore o il posatore; ad ognuno il suo lavoro! ma bilanciando controllo sull’operato quella che definiamo “Direzione Lavori” ed osservando gli artigiani per imparare da loro. R: Mi scusi … ma come potrei fare seriamente una direzione dei lavori se non avessi la ben che minima idea di come sia la regola d’arte da seguire? Queste cose l’Università non te le insegna! Quindi devi impararle come farebbe un’apprendista artigiano. R: Le dirò di più è proprio stando a guardare ed imparando come si lavora che ho coltivato la passione per la cura nel dettaglio; …si ricorda?.... proprio un’altra caratteristica che ho definito essere del prodotto artigianale. Inoltre rimanendo in cantiere per diverso tempo ho anche la possibilità di vedere l’evoluzione dell’intera opera e spesso è capitato che parlandone con gli artigiani, si sia trovata una soluzione estetica o funzionale che modifica, migliorandolo, il progetto iniziale.
All’inizio di questa intervista ha parlato della necessita per una nuova Azienda ti avere un Nome ed un Logo cosa mi dice del suo Logo?
Mi Fa piacere che me lo chieda …. Per la scelta del logo aziendale volevo creare qualcosa che non fosse “alla moda”, per spiegarle il motivo utilizzerò una citazione di Bruno Munari, Architetto,Artista e designer : “ … niente passa tanto di moda come la moda..”. Questo concetto per me è fondamentale l’architettura non può e non dovrebbe seguire una moda … ma uno stile, perché moda e stile sono due cose ben diverse … la moda è effimera, lo stile è eterno! caratteristica che bene si addice ad un’ arte, quella dell’Architettura, che dovrebbe sempre tendere all’infinito sia che si progetti un mobile, un locale, o un edificio. E’ ovvio che un locale; un bar per esempio, non ha tendenzialmente una prospettiva di “vita” come quella di un edificio … ma il punto sta proprio qui, la qualità di entrambi e per qualità intendo non solo quella riferita ai materiali, ma anche all’estetica; deve essere sempre alta proporzionalmente al budget investito dal cliente. Tornando al logo Aziendale si compone fondamentalmente di tre elementi una lettera maiuscola la “L” per la precisione, sulla quale è stata “intagliata” la scritta One “A”; una asticella verticale; ed infine una scritta che riporta un motto in latino da me ideato.
Mi chiedevo cosa significasse e perché la scelta di scrivere in latino?
“Omina Ubi aptum est” sta a significare traducendolo letteralmente: “..In ogni cosa, dove c’è creatività!” quindi dovunque è richiesta creatività la Double “L” può esserci…
Una frase del genere non pensa sia un poco presuntuosa?
Assolutamente si!! …. Ecco che si torna a quanto le ho detto prima su come vedo la figura dell’architetto … come vede sono coerente!
E la scelta del Latino?
Quella del latino è stata una scelta quasi dovuta il latino è definita la lingua “eterna” e poi mi piaceva creare questa dicotomia tra il l’inglese, la lingua della multimedialità e del globalismo e l’eternità del latino …. Come dire “TRADIZIONE E MODERNITA’” che si incontrano.
Tornando al logo mi ha detto che è composto da tre elementi: La “L”; il motto in latino, ed una stanghetta verticale…… ma io vedo anche una lettera “D” ? quindi sono quattro elementi! O sbaglio?
Certo che sbaglia! La “D” non esiste in realtà la vede la sua mente, grazie a quella semplice curva intagliata nella “L” e quella asticella verticale proporzionata per creare un gioco di illusione ottica “gestaltica”.
“gestaltica”? Cosa significa …?
Esistono delle “leggi” grafiche che derivano dalla teoria Gestalt o “Teoria della forma”. Tali Teorie si basano su alcuni principi, uno di questi principi fondamentali è detto “figura-sfondo”. Ovvero guardando un’immagine percepiamo l’oggetto che sta in primo piano come figura principale …. E ciò che sta dietro come sfondo. Però quando c’è ambiguità nelle forme, nel nostro caso dato dalla asticella verticale e la curva intagliata, si creano dei fenomeni d’illusione ottica e diventa difficile decidere quale sia la figura e quale lo sfondo, creando, l’illusione cognitiva di vedere una lettera che in realtà non esiste. In questo caso, appunto, la lettera “D”.
Interessante …. Certo che le piace dare un significato proprio a tutto ?
Certamente, per me è assolutamente necessario che tutto abbia un significato, palese o nascosto, ma che ci sia …. Le faccio un esempio quando progetto insieme ai miei colleghi ciò che impongo è che si segua un fil rouge, ovvero ogni nostra realizzazione deve avere e quindi raccontare una storia. Non importa che questa “storia” sia immediatamente leggibile o nascosta, ciò che importa e che ci sia!
Non Capisco cosa intende dire?
Le faccio un esempio citandole solo alcuni concept che sono stati seguiti per la realizzazione di alcuni nostri lavori … Per un negozio di abbigliamento: “rivisitazione della vita metropolitana” per un altro negozio “Aziende come artisti, Abbigliamento come opere d’arte, una Galleria d’arte per vestirsi” per un ristorante “un sorbetto al lime in provenza” e così via …
Ho capito tutto! Architetto Vetrano lei è stato molto esauriente, sa cosa le dico visto che presto dovrò cambiare casa, la chiamerò senz’altro…. Cosi sono curiosa di sapere che nome darà al progetto di casa mia!...
Grazie a Lei per le domande e la pazienza di ascoltarmi, per quanto riguarda casa sua.. beh mi faccia sapere sarà un piacere poterle mostrare che quanto ho detto corrisponde al vero…